Anno 3 Numero 03 - 01.03.2011 |
Anno 1 Numero 18 Del 5 - 5 - 2008 |
Lo sfondamento della prospettiva |
Spazio domestico e astratto fusi in “Comfort”, ultima opera di Mk |
Mariateresa Surianello |
Da un’inquietudine legata alla condizione dell’abitare prende afflato Comfort, il nuovo spettacolo di Mk, gruppo di punta della scena romana e della danza contemporanea italiana. E non sarà casuale che tale pensiero prenda forma nella città degli affitti alle stelle - curiosa la coincidenza con la notizia che sia Roma la più cara d’Italia per questo bene di prima necessità. Ma il disagio abitativo investe anche la vita professionale di Mk e di tutti gli artisti indipendenti capitolini che stentano a trovare sostegni produttivi e ospitalità nella loro città. Quindi, felice quanto rara è l’occasione di vedere la compagnia debuttare nel romano Teatro Palladium (il 3 e il 4 maggio), nell’ambito del progetto Scenari Indipendenti - ZTL-pro sostenuto dalla Provincia di Roma, con questa produzione proposta dall’Angelo Mai (in collaborazione con CanGo di Firenze).
Nel buio della scena Comfort spinge sul fondale la visione narrativa dell’abitare domestico, lasciando liberi i danzatori di misurarsi con i propri corpi nello spazio astratto e totalmente extraquotidiano, in una sintesi concettuale che conserva però delle tracce di vissuti autobiografici nei movimenti sempre in bilico verso l’abbandono di ogni forza. Dentro quella striscia meta-domestica, con tavolino e altre suppellettili, agisce il coreografo Michele Di Stefano, compie azioni ordinarie, cammina – e si vedono solo le gambe - quasi a voler misurare lo spazio, e a tratti gattona - e allora si apprezza intera la figura - come a denunciare la ristrettezza di quell’area. Si procede per quadri, quando la luce si spegne in quella zona narrativa, entrano i danzatori, con a soli, a due o a tre, a sfidare sempre l’equilibrio dei pesi fino all’ultimo istante prima del crollo, per poi ribilanciarsi e riprendere in un’altra direzione il disegno coreografico. Una bionda Cristina Rizzo (che era l’intrusa di Kinkaleri in Zero Moses), col volto impassibile, rende fluidi i suoi disequilibri che spesso si sciolgono in lunghe camminate. Mentre la musica di Vincenzo Dente è uno stridore sintetico incessante, che nei basculanti e atletici duetti di Biagio Caravano e Lorenzo Bianchi si impenna di volume, quasi ad accrescere quella perenne ricerca d’incastro. Un concatenamento provato anche nei passi a tre con Rizzo, quasi a sperimentare sulla scena la «condizione di precarietà e di mobilità assoluta», legata all’abitare, da cui Di Stefano dichiara di essere partito per l’elaborazione di questo Comfort. Il movimento che si produce sulla scena arriva dalla riflessione intorno allo «sfondamento» della condizione di agio – di comfort, appunto – che si può ottenere all’interno di una situazione domestica. Per giungere, fino al suo opposto, a un luogo selvaggio, e lavorare quindi su quello che determina l’ambiente intorno al corpo. Quest’idea dell’abitare un luogo, anche non teatrale, si ritrova negli ultimi e nei futuri impegni di Mk. In Wasted – intuizioni sul mondo in attesa che diventino compiute, realizzato nei giorni scorsi a Bologna per F.I.S.Co., la compagnia è andata a occupare un sottopasso della città, con altri artisti suoi ospiti, creando un habitat di sopravvivenza precaria, nel quale sono stati ammessi gli spettatori solo nelle ultime ore del secondo giorno, come testimoni di qualcosa già accaduta. Una simile condizione forse più estrema, Mk la andrà a costruire a Isola del Liri (per il progetto Teatri nella Rete), nella seconda metà di maggio. Qui l’occupazione performativa riguarderà un acquario incompiuto, nelle cui grandi vasche i danzatori, in un tempo dedicato, troveranno un luogo extraordinario e lo renderanno spazio scenico. |