Anno 1 Numero 28 Del 21 - 7 - 2008
Abbassate le suonerie delle sirene
Editoriale

Gian Maria Tosatti
 
Al di là del bene e del male c’è tutto il resto, ossia tutta la gamma dell’umano. Fuori metafora, al di là del bene e del male ci sono gli elettori. Quelli che votano per i vincitori o per i vinti. Una volta che hanno fatto il loro dovere nell’urna tornano tutti a confondersi nel magmatico e più che mai confuso tessuto sociale italiano. Fitto di contraddizioni e di difficoltà quotidiane. D’altra parte non c’è un’Italia di destra o di sinistra, né tanto meno ordini diversi di problemi. Per una volta, infatti, è anche possibile usare la retorica della destra e dire che è proprio perché l’italiano medio non arriva alla fine del mese che lo scontro Berlusconi vs Magistratura sul concetto di immunità risulta immorale.

E’ luglio del 2008. Fine luglio per la precisione. La gente va al mare, malgrado tutto. A questo punto dell’anno forse vorrebbe solo riposarsi, sentire le canzoni di Eros Ramazzotti, e togliersi i vestiti di dosso. Invece il premier non si allenta il nodo alla cravatta. Anche quest’estate, come quasi tutte le estati, come l’estate della Cirami, fare la guerra alla giustizia è meglio che andare in villa a Porto Cervo. L’obiettivo è sempre quello dell’immunità. E allora giù con l’artiglieria. Si torna alle offese e alle pretese. E’ una guerra senza ragioni. Chi sta in mezzo, al di là del bene e del male, ossia tutta la gamma dell’umano, non ne fa parte.

Di solito si fa fatica a dar ragione a Berlusconi, anche perché di solito non ce l’ha. Tantopiù stavolta. E allora cosa si dovrebbe fare? Difendere i magistrati sotto questo sole estivo?
La giustizia in Italia non è una garanzia per nessuno, specie per chi non è immune a nulla e è assai meno potente del cittadino con la più alta denuncia dei rettiti del paese. Lo sa chiunque abbia affrontato un processo. E il concetto di innocenza è spesso e volentieri dalla legge confuso e fin quasi rivoltato.
Con ciò non si vuol dire che debbano saltare i tribunali, ma se la politica italiana non è santa e la giustizia non è perfetta, allora forse nessuno di questi due attori ha diritto ad alzare tanto la voce. Evangelicamente nessuno è in grado di scagliare pietre, e senza dubbio nessuno di questi due organi, il governo e la magistratura, è senza peccato. Allora forse agli occhi degli italiani non è tanto interessante chi vincerà la guerra, ma forse potrebbe esserlo vedere come due realtà che hanno raggiunto il grado meno nobile nella storia della Repubblica possano cercare un dialogo costruttivo, un punto di equilibrio per ripulirsi, secondo i valori basilari della moralità, al di là del bene e del male.