Anno 3 Numero 03 - 01.03.2011 |
Anno 1 Numero 31 Del 22 - 9 - 2008 |
Il Teatro Cucinelli tra modello imprenditoriale e utopia |
Debutta con uno spettacolo firmato Ronconi–Mazzonis–Einaudi un nuovo teatro finanziato privatamente |
Mariateresa Surianello |
Se non lo si ascoltasse parlare, si penserebbe a un personaggio fantastico e Solomeo apparirebbe come un’invenzione pubblicitaria o un set irreale sul modello del Truman Show. E invece Brunello Cucinelli, industriale del cashmere, classe 1953, esiste in carne e ossa e in questo borgo a pochi chilometri da Perugia ha impiantato una florida azienda con 500 lavoratori, ciascuno dei quali dotato di chiave della fabbrica. Con un fatturato in crescita – nel 2007 è stato di 120 milioni e le previsioni per il 2008 toccano i 145 milioni – Cucinelli prosegue sulla rotta di un umanesimo gioioso e stupisce per il rigore con cui ogni anno canalizza il 2% di quel fatturato verso la cultura. O meglio i suoi sistematici investimenti sono destinati a opere per l’umanità, per migliorarne l’esistenza. Bandita dal vocabolario la parola sponsorizzazione, questo imprenditore-filosofo mette sempre al centro del suo interesse l’essere umano, lo eleva a fine ultimo delle sue azioni, un imperativo categorico. E’ convinto Cucinelli che un’altra impresa sia possibile, un’impresa etica che renda “il lavoro dell’uomo più umano”. Voce davvero dissonante in una società assetata di profitto, che non si appaga neppure con i lunghi elenchi di morti per carenze di sicurezza. Mentre i suoi artigiani producono manufatti di pregio in un ambiente accogliente – nel restaurato Castello trecentesco -, mangiano alla mensa cibi sani cucinati all’istante, non “timbrano il cartellino” e guadagnano un 20% in più rispetto alle paghe sindacali. Torna in mente Adriano Olivetti e le invidiate colonie estive per i figli dei dipendenti – sulla storia dell’imprenditore di Ivrea, che aveva chiamato Le Courbusier per disegnare le case dei suoi operai, Laura Curino ha fatto una decina d’anni fa uno spettacolo di grande successo. Come a stigmatizzare la rarità di questi personaggi nel mondo dell’industria (italiana). Brunello Cucinelli, in vent’anni, ha ristrutturato il borgo medievale di Solomeo, ridisegnandone lastrici e facciate e arricchendolo ora di un teatro. Costruito ex novo, dopo sette anni di lavoro, l’edificio si erge come cuore pulsante di un pensiero utopico realizzato. Alla stregua delle riletture umaniste e rinascimentali dei classici, il nuovo Teatro Cucinelli, inaugurato lo scorso 3 settembre con una messinscena diretta da Luca Ronconi, riprende gli stilemi architettonici degli storici spazi scenici creati da Scamozzi a Sabbioneta e da Aleotti per il Teatro Farnese di Parma (inaugurato però nel 1628), senza dimenticare il monumentale Teatro Olimpico di Vicenza disegnato da Andrea Palladio. Un edificio teatrale che si inserisce nel Foro delle arti, il Giardino dei filosofi – lo chiamano a Solomeo – composto dall’Ippodromo, dal Ginnasio e dall’Accademia, contornato dal dolce e cullante paesaggio delle colline umbre. Al primo impatto è difficile credere che non si stia sognando. E invece i discorsi di Cucinelli, che cita Kant e Spinoza, San Francesco e San Benedetto, sono tanto reali quanto calati nel tessuto sociale, ma non possono essere ricondotti a una semplice operazione di marketing, anche se ammette che a monte di tutto il suo impegno “c’è l’azienda, da lì viene tutto”. Con 30 negozi monobrand (e continua ad aprirne, l’ultimo qualche giorno fa a Cortina d’Ampezzo) e un migliaio di dettaglianti multibrand, il cashmere di Cucinelli sbarca in tutto il mondo, infatti, il 65% del fatturato è frutto delle esportazioni. Forte di queste cifre che lasciano immaginare un’attenzione molto particolare verso gli stakeholders, Brunello Cucinelli si libera dalle pastoie legislative legate allo sponsoring e si fa promotore diretto di eventi culturali. Quello che per molte aziende è solo il rispetto del Libro Verde Ue, con il quale si promuove la diffusione della CSR – Corporate Social Responsability (responsabilità sociale delle imprese) – per la fabbrica di cashmere umbra è una prassi ventennale. E’ vero che, tra le altre opere umanitarie e di impegno civile, in un villaggio del Malawi ha costruito un asilo e un pozzo, però l’intervento di Cucinelli su Solomeo è costante e rivela un attaccamento al territorio e un rispetto per l’ambiente poco diffuso tra i manager italiani. Senza mezzi termini, Cucinelli reclama il “diritto alla bellezza”di sessantottina memoria e ogni giorno, terminato il lavoro in fabbrica (alle 18), si dedica alla cura dello spirito. Non sarà stato casuale che proprio nel giorno del suo compleanno, come un mecenate rinascimentale, abbia fissato l’inaugurazione del nuovo teatro col debutto di uno spettacolo firmato da Luca Ronconi, Il bosco degli spiriti, un lavoro che coniuga parola e musica, ma anche video, danza e canto. In scena Fausto Russo Alesi, bravo a vedersela con una drammaturgia talvolta poco fluida, che Cesare Mazzonis ha tratto da due romanzi brevi del nigeriano Amos Tutuola (Il bevitore di vino di palma e La mia vita nel bosco degli spiriti, editi in un unico volume da Adelphi). La storia, che scorre proiettata sullo schermo inventato dalla scenografa Margherita Palli, è una sorta di rivisitazione del mito di Orfeo, condita con riti ancestrali e magiche apparizioni, in cui la musica di Ludovico Einaudi si innesta assumendo sfrenati ritmi etnici. Eseguita dal vivo da tre strumentisti del Mali e due berlinesi, oltre allo stesso compositore al pianoforte, la musica accompagna il flusso narrativo di Russo Alesi, che a tratti si arresta per lasciare il palcoscenico al canto di Rokia Traoré e alla danza di Ibrahim Ouattara. Gli ingredienti per arrivare al pubblico ci sono tutti e, invece, lo spettacolo resta algido, chiuso dentro quel boccascena che si apre sotto un magnifico tetto a capriate. Vedremo come in questo neonato teatro classico si andranno ad allestire gli spettacoli della stagione alle porte, lo spazio di Solomeo entrerà nel circuito dello Stabile dell’Umbria. Brunello Cucinelli ne è presidente. |