Pierpaolo Palladino
Pierpaolo Palladino
Un'immagine dallo spettacolo
Un'immagine dallo spettacolo

Anno 1 Numero 34 Del 13 - 10 - 2008
Il teatro va a scuola
Un documentario da palcoscenico lo “Sputa la gomma!” di Pierpaolo Palladino

Mariateresa Surianello
 
«Alla fine... la locandina con tutti i nomi, in ordine alfabetico...». Poche parole, quasi sussurrate, pronuncia Lorenzo nell’incipit del suo racconto. Parole che esprimono profonda soddisfazione per la riuscita del suo difficile progetto di avvicinare dei ragazzini al teatro. Siamo sulla scena di Sputa la gomma! il monologo scritto e interpretato da Pierpaolo Palladino, con la regia di Manfredi Rutelli, attingendo alle sue memorie di conduttore di laboratori nelle scuole medie inferiori della periferia romana. Una narrazione in flash back che apre squarci di riflessione sulla natura delle relazioni scolastiche e familiari, sulle dinamiche che ne determinano un quotidiano stereotipato e sempre in bilico di equilibrio.
Avvezzo a indagare istituzioni con tendenze “totalizzanti”, Palladino nella sua attività autorale era entrato con Tempo zero nelle camerate dei soldati di leva, svelandone il tedio e l’inutilità di giovani vite sospese in attesa del congedo. Era il 1995 (il testo vinceva in quello stesso anno il soppresso Premio IDI) e il drammaturgo non ancora trentenne, e fresco di naja, puntava il dito sul consesso militare che attendeva di rinnovarsi sul piano legislativo. E se allora lo spettacolo entrava nel dibattito sulla riforma del servizio militare, oggi è significativa la coincidenza delle repliche di Sputa la gomma! con l’avversato disegno di legge Gelmini - approvato in questi giorni alla Camera con la richiesta di fiducia. Significativo di quanto un certo teatro – quello indipendente, meno sostenuto e visibile - sia in sintonia con la società civile, con le sue istanze e i suoi malesseri.

Da solo in scena, Palladino mette in campo tutte le sue capacità istrioniche, dando voce al narratore Lorenzo e moltiplicandolo in una serie di altri personaggi, dai ragazzini con tutti i loro vizi e le loro debolezze, alla preside burocratizzata, dai bidelli scorbutici ai professori che osteggiano questo novello insegnante di teatro, e non solo. Ambientata in una scuola media di una qualsiasi periferia urbana italiana, la storia è quella di un attore “precario” che per sbarcare il lunario accetta di condurre un laboratorio in quell’istituto scolastico, mentre gli altri componenti della sua compagnia sono impegnati nelle riprese di una fiction televisiva. Ne esce una realtà prismatica, densa di emozioni e tendente alla denuncia di una scuola incapace di fronteggiare condizioni esistenziali difficili e portata a replicare al suo interno gli abituali processi di emarginazione sociale. Contro questi processi si pone l’attore Lorenzo, utilizzando gli strumenti del teatro e riconfermandolo medium per eccellenza di comunicazione tra essere umani.

Pochi elementi scenografici incorniciano l’azione monologante, oltre la “classica” sedia del narratore, lo scheletro di una lavagna troneggia al centro della scena e funge anche da appendiabiti. E due cestini di plastica funzionali al leit motiv che dà il titolo alla pièce. Quel “sputa la gomma!” pronunciato dal professore di teatro fin dal primo contatto con gli aspiranti giovanissimi attori, ragazzini di dodici anni incapaci di immaginare un mondo diverso da quello che sono costretti a vivere nelle loro “difficili” famiglie. Spesso sono figli di emigranti, la cui prima nota di esclusione è rappresentata dalla lingua e si ritrovano così a subire l’intolleranza dei compagni, alla stregua della ragazzina Down che vive la sua diversità con rassegnazione. Solo nel tempo e nello spazio del teatro la bambina riuscirà ad affrancasi dall’insegnante di sostegno che la inibisce nel suo bisogno di mostrarsi e di comunicare proprio quella sua diversità. Nel flusso drammaturgico, che scorre per ottanta minuti, la diversità perde l’iniziale accezione negativa, di eccezionalità sub-normale, e si trasforma, nel divenire del teatro a scuola, in regola per la creazione stessa, diventa una ricchezza per l’ensemble nato dal laboratorio di Lorenzo. Dal suo spavento iniziale, dovuto a tanta diversa umanità, Lorenzo elabora un modo di comunicare con i ragazzi, crea delle aperture nelle loro piccole coscienze in via di formazione, e sono proprio i momenti di allentamento delle auto protezioni dei giovani a generare zone di particolare emozione.
Tra training fisico e prove vocali sugli ironici versi di Gioacchino Belli, il gruppo arriva allo spettacolo finale, al piccolo-grande saggio di quell’esperienza profonda, che un’ellissi della scrittura ne lascia solo immaginare il successo. E alla fine sembra svelarsi un duplice significato del sottotitolo “Il teatro va a scuola” di questo Sputa la gomma! - in scena all’Orologio di Roma. Lorenzo con i suoi ragazzini ha ritrovato il senso più profondo del fare teatro.

Sputa la gomma! è la prima tappa di una trilogia che Pierpaolo Palladino presenterà nei prossimi mesi a Roma, sempre con la regia di Manfredi Rutelli. A dicembre, dal 2 al 21, andrà in scena al Teatro Lospazio.it L’ultimo angelo e poi La matematica sentimentale, da 27 gennaio al 15 febbraio, debutterà al Teatro dell’Orologio.

In teatro: Pierpaolo Palladino, Sputa la gomma!. Roma, Teatro dell'Orologio. Fino al 19 ottobre.