Anno 3 Numero 03 - 01.03.2011 |
Anno 1 Numero 35 Del 19 - 10 - 2008 |
I due livelli |
Il Calapranzi di Pinter messo in scena da Koreja |
Mariateresa Surianello |
Uno specchio chiude la scena e gli spettatori vi si riflettono, come fossero anch’essi dentro la scatola che sta per animarsi. Ad accelerarne il loro trasporto all’interno di quella situazione claustrofobica contribuiscono le cuffie di cui ciascuno viene dotato all’entrata in sala. Si innesca così un processo di atomizzazione del pubblico che perde la sua forma assembleare in favore di una sorta di investitura
Scritto nel 1957, The Dumb Waiter, appartiene alla prima fase creativa del drammaturgo inglese, quella stagione che lo vedeva giovane attore, occupato in continue tournée nella provincia, avvicinarsi alla scrittura teatrale portandosi dietro le dure esperienze vissute nella Londra bombardata del dopoguerra. Nel suo quartiere di periferia, Hackney, con i fascisti che cercavano lo scontro, alzando il livello di pericolo del vivere quotidiano. Questa violenza fisica, inespressa nel testo, compare nella scatola scenica di Koreja nella forma e nel colore più espliciti: schizzi di sangue che una delle due protagoniste iniziali si ostina a pulire. La prima parte di questo nuovo allestimento del Calapranzi è ambientata proprio in una sorta di stanza asettica, ma niente affatto protettiva, nella quale, al contrario, sono evidenti le tracce di recentissime torture, con quei due ambigui personaggi in attesa che si scambiano ripetute, quanto gratuite e all’apparenza innocue, provocazioni. Sono i doppi della coppia Ben e Gus che si incontrerà nella seconda parte dello spettacolo, una femmina dalla chioma di fuoco in costume s
Distribuiti su due livelli, gli spettatori possono ora liberarsi delle cuffie (suono, scene e luci sono firmati a quattro mani da Tramacere e Lucio Diana) ed entrare nella scena, tanto che quel secchio di metallo, che scende dall’alto portando ordini in forma di pizzini a Ben e Gus, sembra manovrato dagli spettatori stessi. Qui siamo nella tipica stanza pinteriana, abitata da due loschi personaggi che attendono ordini dall’alto, parlando ciascuno il proprio dialetto, calabrese, Ben (Fabrizio Pugliese), e salentino, Gus (Fabrizio Saccomanno). Nel ritmo pacato del dialogo, le parole hanno però un peso schiacciante per chi le ascolta e per chi le pronuncia. Sono «parole che attingono al quotidiano – scrivono
Nella loro routine quotidiana, i due disgraziati sicari attendono l’ennesimo ordine di uccidere, mentre la tensione cresce. Ma quando la porta si spalancherà e forse a soccombere sarà Gus, nulla tranquillizzerà lo spettatore. La morte su ordinazione arriva senza motivo, forse solo un’impalpabile debolezza ne ha fatto la vittima designata.
A teatro: Dopo le repliche del 17 e 18 ottobre al Teatro del Lemming di Rovigo, Il Calapranzi approderà nello spazio di Koreja a Lecce, i Cantieri Teatrali, dal 12 al 16 novembre. Poi dal 5 al 7 dicembre sarà in scena allo Spazio Mil di Milano e dal 16 al 19 aprile al Teatro Alfieri di Cagliari. In libreria: Roberto Canziani, |