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Anno 3 Numero 03 - 01.03.2011 |
Anno 2 Numero 12 Del 30 - 3 - 2009 |
Le istituzioni dovrebbero ascoltare prima di pensare |
Una riflessione a margine |
Ascanio Celestini |
Mentre in Italia si misurano le idee in percentuali di gradimento elettorale e televisivo, mentre a Roma la sottocultura rispolvera il colorato cotillon di quel che resta del futurismo, mentre i teatri si chiudono in autoreferenziali bomboniere o vengono chiusi a colpi di ordinanze e guardie armate, mentre i giornali concedono alla cultura solo lo spazio di una polemica e ai teatranti poche righe con qualche stellina e faccetta che ne indica il valore, mentre... il teatro continua campare, a sopravvivere, a vivere. Lo fa dove capita e quando ci riesce. Non lo so se «La differenza» c’è riuscita sempre, ma sicuramente c’ha provato in continuazione. E so come dovrebbero muoversi le istituzioni. Dovrebbero smettere di pensare per una decina di anni. Accantonare le proprie idee e andare a cercare quelle degli altri. Perché nel nostro paese ci sono compagnie, associazioni, circoli, cooperative, centri sociali, assemblee e coordinamenti che queste idee ce le hanno. E spesso sono concrete e le portano avanti di progetto in progetto da anni. Mettiamo una compagnia che si occupa di teatro di figura per ragazzi da vent’anni, se salta fuori un progetto sul futurismo cosa farà? O resterà fedele al proprio lavoro, a ciò che sa fare meglio e chiuderà bottega. O si inventerà un improbabile spettacolo su Marinetti. Magari verrà fuori pure una bella cosa, ma non sarebbe stato meglio andare da quei burattinai, andarci senza idee e conoscere le loro? A un gelataio chiedereste una bistecca al sangue solo perché avete deciso che bisogna fare una campagna sulle proteine? Su queste pagine virtuali abbiamo incontrato un piccolo gruppo di intellettuali che si sono mossi per andare a vedere. Questo dovremmo fare noi e chiedere alle istituzioni. Poche idee e molta attenzione a chi ce ne ha. Con il mio gruppo di lavoro abbiamo appena seppellito un festival e girando per l’Italia continuiamo a vedere cadaveri di compagnie, di laboratori e di teatri. Speriamo che gli articoli di questi numeri primaverili non siano l’ennesima orazione funebre. |