Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini
Una immagine dal film «Appunti per un'orestiade africana»
Una immagine dal film «Appunti per un'orestiade africana»

Profezia
da «Alì dagli occhi azzurri»

Pier Paolo Pasolini
 

                      
  A Jean-Paul Sartre, che mi ha raccontato
                        la storia di Alì dagli Occhi Azzurri



        Era nel mondo un figlio 
        e un giorno andò in Calabria:
        era estate, ed erano 
        vuote le casupole, 
        nuove, a pandizucchero, 
        da fiabe di fate color 
        della fame. Vuote.
Come porcili senza porci, nel centro di orti senza insalata, di campi 
senza terra, di greti senza acqua. Coltivate dalla luna, le campagne. 
Le spighe cresciute per bocche di scheletri. Il vento dallo Jonio
        scuoteva paglia nera 
        come nei sogni profetici: 
        e la luna color della fame 
        coltivava terreni 
        che mai l'estate amò. 
.        Ed era nei tempi del figlio 
        che questo amore poteva 
        cominciare, e non cominciò. 
        Il figlio aveva degli occhi 
        di paglia bruciata, occhi 
        senza paura, e vide tutto 
        ciò che era male: nulla 
        sapeva dell'agricoltura, 
        delle riforme, della lotta 
        sindacale, degli Enti Benefattori, 
        lui - ma aveva quegli occhi.
        Ogni oscuro contadino
  
       aveva abbandonato
 
        quelle sue casupole nuove
  
       come porcili senza porci,
  
       su radure color della fame,
  
       sotto montagnole rotonde
  
       in vista dello Jonio profetico.
 
        Tre millenni passarono 

non tre secoli, non tre anni, e si sentiva di nuovo nell'aria malarica
l'attesa dei coloni greci. Ah, per quanto ancora, operaio di Milano, 
lotterai solo per il salario? Non lo vedi come questi qui ti venerano?
 
         Quasi come un padrone.
  
        Ti porterebbero su
  
        dalla loro antica regione,
  
        frutti e animali, i loro
  
        feticci oscuri, a deporli
  
        con l'orgoglio del rito
  
        nelle tue stanzette novecento,
  
        tra frigorifero e televisione,
  
        attratti dalla tua divinità,
  
        Tu, delle Commissioni Interne,
  
        tu della CGIL, Divinità alleata,
  
        nel sicuro sole del Nord.

          Nella loro Terra di razze
  
        diverse, la luna coltiva
  
        una campagna che tu
  
        gli hai procurata inutilmente.
  
        Nella loro Terra di Bestie
  
        Famigliari, la luna
  
        è maestra d'anime che tu 

hai modernizzato inutilmente. Ah, ma il figlio sa: la grazia del sapere 

è un vento che cambia corso, nel cielo. Soffia ora forse dall'Africa
e tu ascolta ciò che per grazia il figlio sa. Se egli poi non sorride
  
        è perchè la speranza per lui
 
        non fu luce ma razionalità.
  
        E la luce del sentimento
  
        dell'Africa, che d'improvviso
  
        spazza le Calabrie, sia un segno
  
        senza significato, valevole
  
        per i tempi futuri! Ecco:
 
         tu smetterai di lottare
  
        per il salario e armerai
  
        la mano dei Calabresi.

          Alì dagli Occhi Azzurri
  
        uno dei tanti figli di figli,
  
        scenderà da Algeri, su navi
  
        a vela e a remi. Saranno
  
        con lui migliaia di uomini
  
        coi corpicini e gli occhi
  
        di poveri cani dei padri
sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini, 
e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.  

Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.
 
         Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
  
        a milioni, vestiti di stracci
  
        asiatici, e di camicie americane.
  
        Subito i Calabresi diranno,
  
        come da malandrini a malandrini:
 
        «Ecco i vecchi fratelli,
  
        coi figli e il pane e formaggio!»
 
         Da Crotone o Palmi saliranno
  
        a Napoli, e da lì a Barcellona,
  
        a Salonicco e a Marsiglia,
  
        nelle Città della Malavita.
  
        Anime e angeli, topi e pidocchi,
  
        col germe della Storia Antica
  
        voleranno davanti alle willaye.

          Essi sempre umili
  
        Essi sempre deboli
  
        essi sempre timidi
  
        essi sempre infimi
  
        essi sempre colpevoli
  
        essi sempre sudditi
  
        essi sempre piccoli,
essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,  

essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi 
in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,
 
         essi che si costruirono
  
        leggi fuori dalla legge,
  
        essi che si adattarono
  
        a un mondo sotto il mondo
  
        essi che credettero
  
        in un Dio servo di Dio,
  
        essi che cantavano
  
        ai massacri dei re,
  
        essi che ballavano
  
        alle guerre borghesi,
  
        essi che pregavano
  
        alle lotte operaie...

          ... deponendo l'onestà
  
        delle religioni contadine,
  
        dimenticando l'onore
  
        della malavita,
  
        tradendo il candore
  
        dei popoli barbari,
  
        dietro ai loro Alì
dagli Occhi Azzurri - usciranno da sotto la terra per uccidere“ 
usciranno dal fondo del mare per aggredire - scenderanno 
dall’alto del cielo per derubare - e prima di giungere a Parigi
  
        per insegnare la gioia di vivere,
  
        prima di giungere a Londra
  
        per insegnare a essere liberi,
  
        prima di giungere a New York,
  
        per insegnare come si è fratelli
 
        - distruggeranno Roma
  
        e sulle sue rovine
  
        deporranno il germe
  
        della Storia Antica.
  
        Poi col Papa e ogni sacramento
  
        andranno su come zingari
  
        verso nord-ovest
 
         con le bandiere rosse
  
        di Trotzky al vento...