Il biglietto d'auguri di Conceptinprogress
Il biglietto d'auguri di Conceptinprogress
«Three standard stoppages» di Marcel Duchamp
«Three standard stoppages» di Marcel Duchamp

Specchio a doppio taglio
Rifrazioni involontarie da un’opera augurale di Conceptinprogress

Gian Maria Tosatti
 
Qualche giorno fa, proprio alla vigilia di questo 2011, ci è arrivata una cartolina d’auguri a firma di due giovani artisti argentini, Amparo Ferrari e Sebastian Zabronski, che lavorano sotto il nome di Conceptinprogress. L’immagine della cartolina ritrae una loro opera del 2010 intitolata Ruler for drawing irregular lines (righello per disegnare linee irregolari). E’ una riga sbeccata lungo tutto il lato cifrato. Un poco più in basso una dedica augurava ai riceventi un prossimo anno all’insegna di nuovi paradigmi creativi. L’immagine (che abbiamo voluto far diventare la copertina di questo numero) è senza dubbio aspra, metaforicamente disturbante, eppure dietro il messaggio visivo che ci è sembrato più immediato c'è un'intenzione positiva. E c’è da credergli. Nel biglietto di auguri non ci sono recriminazioni, non c’è un sottotesto, qualcosa di politico. Tutto è davvero in pieno stile natalizio. Ma proprio tale positività fa risaltare la crudezza dell'opera. Forse gli artisti hanno costruito questa lancinante cartolina in modo involontario, ma a maggior ragione la cosa ci è sembrata forte - perché tradisce il fatto che anche nella dimensione del positivo, del sogno, dell'auspicio, la generazione di oggi abbia le ossa rotte e l'orizzonte frastagliato, acuminato come una lama di rasoio o ancor peggio, come un vetro rotto.

Per capirlo basta fare la più elementare delle associazioni, quella coi Three Standard Stoppages di Marcel Duchamp. Anche allora, come oggi, eravamo alla vigilia di un nuovo secolo, nell’istante che precedeva una grande Rivoluzione. Era il 1914, l’anno che incubava la Prima Guerra Mondiale e la fine di un ordine mondiale consolidato. Era anche l’anno che incubava Dada, o per lo meno lo precorreva nello sguardo anticipatore di Duchamp. Dunque anche suoi i tre righelli irregolari si potevano leggere come lo stesso augurio ad una prossima stagione nel segno un "nuovo paradigma creativo" che era alle porte, nell’arte, come nel resto delle cose. La differenza, formale e sostanziale, sta però nel fatto che l’artista francese per compiere il suo augurio usò linee tonde e continue, sinuose direi, per assurdo rassicuranti perché, in fin dei conti, erano un retaggio della belle époque che si esprimeva proprio nel momento in cui i prodromi di Dada iniziavano a fare iconoclastia del passato proiettandosi verso un futuro di stampo manieratamente nichilista, ma, proprio perché poggiante su una solida tradizione positivista, pur sempre fiducioso di quel che in grembo può portare una nuova età. E tutta la paradossale positività di quell’augurio stava proprio nelle linee tonde dei Three Standard Stoppages, i suoi tre righelli.


La riga è un classico strumento che si usa a scuola. Ma è anche lo strumento di molti artisti.  La usano  quelli che imparano, che studiano, che iniziano a prendere le misure del mondo. E dunque come non pensare agli studenti, alla loro necessità di un orientamento, di una misura, di una regola da condividere. Riga in inglese si dice "ruler" come "rule" (che vuol dire regola, legge) appunto e allora "ruler" sembra proprio che si possa tradurre forzatamente come "datore di regola".  La riga è allora la traduzione visiva più elementare di uno strumento per creare il mondo, per rimetterne l’ordine in sesto - è per questo che la usano gli architetti. Così l’opera di Conceptinprogress sembra appunto voler impugnare una riga per guidare l’avanzata di una nuova stagione. Ma in mano si ritrovano un oggetto mutilato, immediato simbolo di questa cupa vigilia di XXI secolo, e della sua generazione che non riesce a mordere il futuro perché le sono stati rotti i denti, tolte le sicurezze, i diritti, le regole da un capitalismo che proprio nell’Argentina, paese d’origine dei due artisti ha mostrato la sua piena degenerazione negli anni passati e che sembra riprodursi in differita oggi più a settentrione, dove Amparo e Sebastian, dalla loro residenza berlinese ne sono ancora una volta testimoni.