Anno 3 Numero 03 - 01.03.2011 |
Anno 0 Numero 03 Del 23 - 5 - 2007 |
Gli angeli armati e l'esercito delle madri |
Narramondo, un teatro politico nell’era della globalizzazione |
Attilio Scarpellini |
E’ strano, ma la delicatezza che innerva Por la vida, lo spettacolo di Narramondo dedicato alle Madri di Plaza de Mayo, in realtà una biografia dell’Argentina da Peron a Kirchner, è in gran parte delegata alla scrittura scenica, come se il mite surrealismo degli ombrelli bianchi, delle lanterne verdi, del palloncino colorato retto con un dito, dovesse far librare un testo che si prepara con pazienza, ma con ostinata determinazione, a esplodere nell’invettiva crudamente politica che suggella l’intero finale. Anche la fisarmonica di Max De Aloe e gli esili passi di tango che brillano nel buio sulla scena della Milonga sembrano orientati tanto a deviare la parabola dello spettacolo e l’attenzione degli spettatori quanto a immergerlo in un’atmosfera evocativa, e non è l’unico “brechtismo” messo in moto da questo singolare gruppo di narratori che ha fatto dello sconfinamento nei conflitti della globalizzazione la cifra (verrebbe voglia di dire la dura cifra) del suo lavoro teatrale. L’altro è la simmetria tra le voci che raccontano, il loro rispondersi straniato, senza mai toccarsi, senza mai scantonare dalla diversità dei registri narrativi: il tono epistolare, rimemorativo, più sommesso e quello in crescendo di una documentazione scandita al presente come una disperata radiocronaca della notte che ben presto inghiotte ogni luce di Baires nella tenebra fissa degli squadroni della morte, dei rapimenti, delle torture nella famigerata scuola navale dell’Esma (oggetto di un processo anche in Italia). Fino a fondersi nell’unisono di un Coro che non è tragico – il teatro politico non lo è mai – ma che segna la risoluzione del dramma in lezione politica declamata a piena voce: essere, con materna caparbietà, por la vida contro la rassegnazione alla morte e la rimozione della memoria desaparecida, ha permesso alle madri della Plaza de Mayo di resuscitare i propri figli realizzando i loro sogni di giustizia spezzati dal potere militare e di aprire una breccia, una differenza, nella storia irrisolta dell’Argentina post-bellica. In un certo senso, Narramondo non dice nulla di nuovo rispetto a quanto raccontato da altri, in film come Hijos o Garage Olimpo (o ancora nel recente Cronaca di una fuga di Adrian Caetano), la novità è che, invece di scontornare un episodio, Por la vida riesca a investire il pubblico con la colata bollente di una storia raccontata per intero, andando e tornando dalle sue macchie bianche, e riuscendo a illuminare persino gli angoli più riposti e contradditori della tragedia argentina (ad esempio, l’ambigua identità politica del peronismo e di Peron, padre bicefalo, come tutti i caudillos populisti, di una sinistra montonera e di una destra fascisteggiante). Merito, sulla carta, di uno studium puntiglioso, rigorosissimo. Sulla scena, di una recitazione scandita che cerca la chiarezza e mobilita la passione per comunicare, di un climax narrativo che cresce senza posa e non arretra neanche quando la sua principale qualità diviene il suo limite più vistoso: un tono di declamazione militante che si lascia perdonare solo perché ha il coraggio di issare sulle ali del suo grido un’analisi lucidissima sulle responsabilità degli Stati Uniti, angeli armati dei diritti umani, nei crimini contro l’umanità perpetrati dai vari fascismi che furono al loro servizio in America Latina. E il cerchio si chiude: sostenuto dalla instancabile dedizione di Elena Dragonetti e Raffaella Tagliabue che ne sono autrici e attrici, Por la vida è una colomba con gli artigli che unisce la narrazione al teatro didattico di Brecht. Fosse appena meno complesso, meno disegnato nelle sue traiettorie sceniche, potrebbe splendidamente adattarsi alle marce e ai cortei come gli spettacoli del Living o del Teatro Campesino di Valdès nei lontani anni ‘60. Questo nello stesso giorno in cui all’Università si lamentava un deficit di “coscienza politica” da parte del nuovo teatro…. |